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Negli ultimi anni sono state sperimentate numerose soluzioni in ambito agricolo per far sì che anche questo settore fosse reso il più sostenibile possibile. Tra le diverse soluzioni innovative sperimentate troviamo l’agrivoltaico, un'implementazione che permette lo sviluppo delle energie rinnovabili sfruttando i terreni agricoli per produrre energia solare senza compromettere la produzione agricola.

Nonostante in alcuni paesi d’Europa, come Francia e Germania, questa pratica sia già diffusa, nel nostro Paese l’agrivoltaico è ancora in via di sviluppo.

In questo articolo esploriamo il mondo dell’agrivoltaico sondando i suoi funzionamenti e scoprendo insieme i vantaggi e gli svantaggi.

Sei pronto? Iniziamo!


Cos’è un impianto agrivoltaico?

L’agrivoltaico, chiamato anche agro-fotovoltaico, è un settore di natura ibrida ancora poco diffuso. Infatti, come si può notare dal nome, si tratta di una fusione di due settori, quello agricolo e quello fotovoltaico.

L’agrivoltaico consiste nel produrre energia rinnovabile tramite i pannelli solari, senza compromettere, però, le attività agricole e l’allevamento. È quindi un sistema integrato di produzione di energia solare e agricola che riesce a massimizzare la produzione di energia elettrica da fonte solare.

Allo sesso modo, questo modello innovativo riesce a incrementare la resa agricola tramite l’ombreggiamento, reso possibile dai pannelli solari, così che si possa diminuire lo stress termico sulle coltivazioni.

In altre parole, grazie all’agrivoltaico è possibile produrre energia elettrica mantenendo una coltivazione diretta dei terreni e l’allevamento di bestiame grazie a impianti fotovoltaici che rispettano la produzione agricola.


Come funziona l’agrivoltaico

In un impianto agrivoltaico, i pannelli fotovoltaici si posizionano a circa 5 metri da terra e sono liberi di ruotare attorno a uno o due assi tra loro ortogonali.

Ogni gruppo di pannelli, noto anche come tracker, può supportare fino a 32 moduli fotovoltaici che generano un ombreggiamento dinamico di una porzione di circa 15-27% del terreno agricolo sottostante. Questa si può regolare in base alle diverse necessità.

Il movimento dei pannelli è gestito da un'unità elettronica che permette ai pannelli di essere sempre orientati verso il sole ed evitare che si facciano ombra l’uno con l’altro.

In questo modo si può aumentare la produzione di circa il 30% rispetto agli impianti fotovoltaici fissi.


I vantaggi dell’agrivoltaico

I vantaggi che il sistema offre sono molteplici. Infatti, questa struttura permette di:

  • Creare zone d’ombra che vanno a proteggere le colture da eventi climatici estremi
  • Migliorare la competitività delle aziende agricole grazie alla riduzione dei costi energetici
  • Ridurre la carbon footprint
  • Raggiungere gli obiettivi di carbon neutrality
  • Utilizzare una parte dei terreni abbandonati in maniera proficua
  • Diminuire l'evaporazione dei terreni
  • Recuperare le acque meteoriche
  • Innovare i processi agricoli in modo da renderli più ecosostenibili e maggiormente competitivi

I contro dell’agrivoltaico

Nonostante ci siano numerosi vantaggi legati a questo settore, è bene elencare anche gli svantaggi.

  • Costi di progettazione e montaggio elevati: il prezzo di un sistema agrivoltaico, considerando l’acquisto e il montaggio dei pannelli, è molto elevato;
  • Progettazione da parte di esperti: a differenza di un impianto fotovoltaico, il progetto di un impianto agrivoltaico è più complesso e innovativo e richiede un accordo tra l’operatore agricolo e l’operatore elettrico;
  • Elevati costi di gestione: la manutenzione di questo sistema di pannelli fotovoltaici è costosa e necessita un controllo continuo.

Il settore agrivoltaico in Italia

Come accennato in precedenza, l’agrivoltaico nel nostro Paese non si è ancora sviluppato completamente per alcuni fattori, quali:

  • La mancanza di una disciplina specifica a livello nazionale volta a favorire l'affermazione di un indirizzo uniforme
  • La presenza di un iter autorizzativo lungo e complesso per arrivare a ottenere i permessi per la realizzazione degli impianti
  • La mancanza di incentivi dovuta al divieto di installazioni per la protezione di terreni agricoli

Nonostante queste difficoltà, il nostro Paese vanta alcuni campi agrivoltaici sparsi per tutta la penisola. Di seguito i principali.

Sicilia

La Sicilia è una delle regioni più all’avanguardia in Italia per quanto riguarda l’agrivoltaico. Tra i progetti più importanti c’è il grande parco di Mazara del Vallo, che combina la produzione di energia solare con coltivazioni di viti, ulivi e mandorli, sfruttando in modo sostenibile il territorio. Anche a Paternò è in corso un impianto, più piccolo, mentre a Ramacca si sta sviluppando un progetto su 68 ettari che mira a un’integrazione tra produzione energetica e attività agricola, dimostrando come l’agrivoltaico possa supportare sia la transizione energetica che l’economia locale.

Sardegna

La Sardegna si caratterizza per un’alta densità di impianti agrivoltaici, con 8,1 impianti per MW installato, il valore più elevato in Italia, segno di una forte propensione verso soluzioni energetiche innovative. I progetti in Sardegna sono spesso di piccola e media scala, ma molto diffusi. Un esempio significativo è l’impianto di Villacidro da 13,8 MW, che integra pannelli fotovoltaici con pratiche agricole sostenibili, favorendo la produzione di energia pulita senza compromettere la qualità e la produttività del suolo.

Puglia

La Puglia ospita il primo impianto agrivoltaico italiano, inaugurato a Laterza (Taranto), dove i pannelli sono installati sopra coltivazioni estese su circa 7 ettari, creando un modello di produzione energetica che si integra con l’agricoltura. La regione sta inoltre sviluppando un progetto da 45 MW che prevede l’installazione di pannelli sopra colture di pomodori, cereali e legumi, con l’obiettivo di promuovere una sinergia tra energia rinnovabile e attività agricola tradizionale, migliorando la sostenibilità ambientale e economica del territorio.

Veneto

In Veneto, gli impianti agrivoltaici sono ancora in fase di progettazione e rappresentano un’interessante opportunità di sviluppo. Un esempio è il progetto lungo l’autostrada A27, che prevede l’installazione di pannelli solari su una superficie di 2,7 ettari, affiancati da coltivazioni su ulteriori 10 ettari, con inclusione di attività come l’apicoltura. Inoltre, il parco fotovoltaico di Rovigo, operativo dal 2010 con una capacità di 70,6 MW, è uno dei più grandi in Europa ed è un punto di riferimento per la regione in termini di produzione energetica da fonti rinnovabili.

Un nuovo progetto per un agrivoltaico “su misura”

Anche l’Europa si sta muovendo nella direzione dell’agrivoltaico: il progetto punta ad abbinare fotovoltaico di ultima generazione, intelligenza artificiale e attività agricole per incrementare la produzione da fonti rinnovabili senza ulteriore consumo di suolo, con benefici in termini economici e di tutela del paesaggio. Tutto in linea con gli obiettivi europei di neutralità climatica al 2050.

È la finalità del progetto SYMBIOSYST, finanziato dal programma europeo Horizon e condotto da 18 partner, tra cui per l’Italia: ENEA, EURAC Research (coordinatore), EF Solare, Convert, ETA Florence Renewable Energy, Centro di Sperimentazione Laimburg e Südtiroler Bauernbund.

Il progetto mira a sviluppare soluzioni tecnologiche innovative per migliorare la competitività dell’agrivoltaico in Europa e minimizzare l’impatto su ambiente e paesaggio, promuovendo un agrivoltaico “su misura” in grado di stimolare iniziative e investimenti.


Le cinque "C" dell'agrivoltaico

I cinque fattori fondamentali secondo il inSPIRE guidato dal National Renewable Energy Laboratory (NREL) e finanziato dal Governo statunitense, per l'accelerazione dello sviluppo agrivoltaico.

Scoprile di seguito insieme a noi!

  • Clima, suolo e condizioni ambientali. Le condizioni ambientali del sito devono essere appropriate sia per la generazione fotovoltaica che per le colture o coperture del suolo.
  • Configurazioni, tecnologie e design: la scelta della tecnologia fotovoltaica, la disposizione dell’impianto e altre strutture in loco rappresentano un passaggio fondamentale, in grado di influenzare di molto la riuscita del progetto.
  • Selezione delle colture e metodi di coltivazione. Le colture è necessario che prosperino anche in presenza dei pannelli fotovoltaici, e che siano redditizie nei mercati locali.
  • Compatibilità e flessibilità. Il settore dell'agrivoltaico dovrebbe essere progettato per soddisfare le esigenze contrastanti di proprietari di impianti solari, operatori solari e agricoltori o proprietari terrieri, per consentire attività agricole efficienti.
  • Collaborazione e partnership. La comunicazione e la comprensione tra i gruppi sono fondamentali per la riuscita del progetto.
Le cinque "C" dell'agrovoltaico
Le cinque "C" dell'agrivoltaicoi

Linee guida per gli impianti agrivoltaici: la pubblicazione del MiTe

Il documento, sul sito ministeriale, è frutto della collaborazione tra CREA, ENEA, GSE e RSE sotto il coordinamento dello stesso dicastero. In questo compendio di 39 pagine sono passati in rassegna requisiti minimi di installazione e monitoraggio, affiancando anche un’analisi dei costi d’investimento. Inoltre, queste linee guida forniscono una definizione univoca di agrivoltaico, inteso come un sistema che adotti soluzioni "[...] volte a preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione". Nel compendio si legge come l’obiettivo finale di queste particolari strutture fotovoltaiche dovrà sempre essere una sinergia produttiva in cui colture e pannelli solari si influenzino reciprocamente in maniera positiva, migliorando allo stesso tempo la qualità ecosistemica dei siti.


Gli incentivi statali per l’agrivoltaico

Per accedere agli incentivi statali, un impianto agrivoltaico deve soddisfare alcune caratteristiche. Innanzitutto, gli impianti devono adottare soluzioni integrate innovative con un montaggio di moduli elevati da terra e prevedendo la rotazione dei moduli stessi. Inoltre, i pannelli non devono compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale e devono essere dotati di sistemi di monitoraggio per verificare l’impatto sulle colture e la produttività agricola.

Per riassumere, i sistemi agrivoltaici sono visti come una strategia innovativa per combinare il solare fotovoltaico con la produzione agricola, l’allevamento e il recupero delle aree marginali. Inoltre, mediante questa tecnologia, si incoraggia la transizione verso energie rinnovabili, permettendo di incrementarne l’utilizzo.

Infine, anche se non ci occupiamo in modo diretto di questo settore, ma solo in quello residenziale, promuoviamo l’agrivoltaico come soluzione per salvare il pianeta.

Nuovi chiarimenti da Mipaaf e GSE

Le molteplici domande sull’applicazione del Decreto Parco Agrisolare trovano risposta sul sito del GSE che ha da poco aggiornato la relativa pagina di FAQ.

Tra le modifiche più rilevanti c’è l’introduzione delle procedure per la realizzazione degli impianti fotovoltaici su immobili classificati nell’ambito di categorie catastali diverse dalla D/10.

Con l’aggiornamento del Regolamento Operativo sono state apportate modifiche in merito alle modalità di determinazione della capacità produttiva degli impianti. Il nuovo testo sottolinea che per “fabbisogno energetico dell’azienda” si intende il fabbisogno energetico delle utenze elettriche e termiche riferibili alla “medesima azienda sul territorio nazionale”.

Scopri di più sul sito ufficiale del GSE.


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